Haikuore
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Prefazione Non poteva mancare l’haiku nel vasto campo d’impegno di Edith de Hody Dzieduszycka, poeta, scrittrice, pittrice, fotografa, la propensione a superarsi, a procedere verso il diverso. Si può pensare che da occidentale, più o meno inconsciamente, la Dzieduszycka sia stata attratta da un Oriente da integrare nel proprio immaginario, con l’adozione di una forma metrica per molti versi estranea alla nostra tradizione; per quanto, in Occidente, poeti del calibro di Rainer Maria Rilke, Ezra Pound, Jack Kerouac, Paul Eluard, Jorge Luis Borges, Paul Claudel, Antonio Machado, Giorgio Seferis, Allen Ginzburg, si siano anche espressi nell’haiku, e in Italia, tra gli altri, Sanguineti e Zanzotto, né dimentichiamo gli influssi dell’haiku sulle icastiche poesie di Ungaretti. Molti poeti, dicevo, negli USA, in Canada, in Sud America, in Europa, in Africa… Tuttavia, oltre l’invincibile attrazione verso l’esotico o l’altro da sé, ci chiediamo ancora perché la Dzieduszycka abbia composto haiku, seppure, in tutta evidenza, pur nel rispetto delle diciassette sillabe, su una soglia di consapevole eresia. La risposta ci proviene forse dal titolo Haikuore: ella ha avuto “cuore” di farlo. Quale migliore giustificazione per cimentarsi in un genere, anche oggi, controverso? Pozzo profondo Una scoperta Senza eccezione Ne va studiato Partenza cinque Come si vede qui si stabilisce un costrutto a Renga, non tanto per rispettare l’antica tradizione, quanto per consentire l’evasione formale da ciò che la Dzieduszycka stessa definisce “angusta gabbia”. Che cosa fare Continuando analiticamente troviamo nella seconda sezione i testi più vicini all’ortodossia. Essa è intitolata Haikulto, perché l’autrice intende omaggiare l’haiku, non solo con il rispetto della struttura di 5/7/5 sillabe, ma anche con l’uso, pur discreto e limitato, del kigo, che è il riferimento stagionale. Viva la viola Marcia la rosa A primavera Fremono d’oro Occorre inquadrare storicamente e dialetticamente il poiein di Edith Dzieduszycka. Issa Kobayashi, vissuto tra il XVIII e il XIX secolo, scrisse quest’haiku O-botaru Una lucciola La lucciola che ci passa davanti è oscillante e tremolante come deve essere un haiku, che diffonde una luce piccola, intensa e tuttavia intermittente. Fascinazione C’è ironia in questo e in altri haiku, come tentativo di trovare una qualche via d’uscita da una gabbia: relativizza qualcosa che si impone come un assoluto; essa vale sempre in poesia, tuttavia non ci si libera dalla forma chiusa meccanicamente. A primavera Scorre la linfa Soave incanto La terza sezione Haikuculo trova in un uccello, nel “cuculo”, il simbolo di un legame dell’umano con la natura animale e con l’intrinseca poeticità di una situazione concreta, esistenziale. Non posso non notare, con qualche sorpresa, che il cuculo (Hototogisu) è anche il nome di una scuola di haijin che ebbe il suo maggior esponente nel poeta Takahama Kyoshi, prima molto vicino al grande innovatore Masaoka Shiki e fondatore con lui della rivista Hekigodo e poi staccatosi da lui. Kyoshi rivendicò l’assoluta fedeltà alla tradizione delle 17 sillabe, al kigo e così via, quelle cose che Shiki, appunto, come sappiamo, aveva abbandonato per innovare. Nel nido d’altri Salta la rana La Dzieduszycka insiste molto sull’effetto di spiazzamento che l’ironia induce. Se miagolasse Ironici anche altri pregevoli testi Mucca arrabbiata Con Buffalo Bill Più gnomici, ma sempre corrosivi questi altri Teme l’agnello Dorme lo struzzo Quest’ultimo testo, mi sembra alquanto aderente alla filosofia del Chuang-su, uno dei massimi testi del taoismo cinese, per cui “la troppa sapienza è esiziale”… Un testa coda L’idea della curvatura ad U, del testa coda, volge verso il “kuore” giocoso del libro; l’effetto è per certi versi zen. Merita di essere citato un altro haiku della Dzieduszycka Brava sirena Questo haiku è giocato in tutta evidenza sullo scarto sinestesico tra la sirena che nuota scodinzolando come un pesce e la sirena dell’allarme che evita un furto. Abbiamo pure alcuni haiku collegati tra loro in echeggiamento biblico In un baleno Prudente Noè Umoristicamente asimmetrico anche quest’altro haiku, proiezione etica su cose e situazioni con “correlativi oggettivi” di stampo eliotiano: “la goccia”, “il vaso” Ha traboccato L’ironia – oltre a connotare fortemente gli haiku di Haikurva – è presente in tutte le sezioni della raccolta. Inoltre la poeta conferisce ai testi (delle ultime sezioni) una curvatura gnomico aforismatica. Il piatto piange Al tegamino La settimana L’albergo a ore Della penultima sezione, Haikucito, citiamo alcuni haiku che ci piacciono particolarmente, anch’essi ironici e a volte aforistici Cos’è la gioia Senso vietato Quanto sei bella Tutti lo sanno La serratura Se tutto cambia L’ultima sezione, Haikulmine, è la più aforistica di tutte e ci sono haiku no-renga, alcuni con qualche valenza narrativa e da poesia civile, legati a drammatici fatti di attualità. Rappresentano una rottura nel contesto del libro Da clandestino Ha proseguito Al corpo estraneo Ancora legate a tragiche attualità Un terremoto Chiudiamo con un haiku che ci stampi il sorriso sulle labbra e ce lo conservi, dopo aver letto l’intero godibilissimo libro. Nietzsche, d’altronde, sul muro di casa sua aveva scritto: “Ho sempre burlato ogni maestro che non mettesse in burletta se stesso”. Di sampietrini e ringraziamo Edith de Hody di questa sua prova di poesia audace e alternativa, che allarga i nostri orizzonti verso le frontiere non sempre ireniche dell’intercultura. Luigi Celi |
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