Letteratura, follia e non-vita
In principio era l'Es
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Premessa Si compie il primo lustro da quando la collana di saggistica Letteratura & Psicoanalisi è passata sotto la direzione di Carlo Di Lieto, che è tra i più accreditati studiosi italiani di tale binomio, divenuto un amalgama inscindibile che comprende lo studio dei testi letterari correlato all’analisi psicologica dell’autore. Sandro Gros-Pietro Quarta di copertinaL’influsso diretto della psicoanalisi sulla letteratura è notevole nella letteratura europea; l’indagine del presente volume costituisce un punto di partenza fondamentale per un’inchiesta ad ampio spettro sull’io diviso, attraverso l’esegesi psicoanalitica freudiana e la lezione di Ronald David Laing. La malattia mentale non è una malattia senza remissione, se è analizzata, attraverso la scrittura di alcuni autori, quali Pessoa, Lawrence, Schnitzler e la loro sotterranea sofferenza psicologica. L’alterità e la proliferazione dell’io, in personalità dalla forte dissociazione, non risparmiano autori come Pessoa e Carlo Michelstaedter. “Il male oscuro” di un io centrifugo e gli influssi di Saturno contagiano i personaggi di Camus e la visionarietà di E.A. Poe. Le alterazioni della personalità schizofrenica promuovono la scissione dell’io in Lewis Carrol, Carlo Emilio Gadda e Oscar Wilde. L’aspetto patologico non sostituisce la normalità, ma la integra, interattivamente, senza alcuna netta differenza tra la salute e la malattia. La psicologia e la psicopatologia non sono due universi in contrapposizione, per questi autori, ma aree contigue e non incompatibili. L’angolo prospettico, da cui guarda Carlo Di Lieto, mira ad una simbiotica osmosi tra la vita e le opere di questi autori; da questa specola esegetica, la vita e l’opera di ciascuno di essi sono strette saldamente insieme da un compromesso accettabile e sono significativamente interagenti e interconnesse. Il nucleo dinamico dell’inconscio agisce sulla scena onirica e le matrici del senso estetico sono ad un livello inconscio, come in Thomas Mann, Huysmans, Palazzeschi e in Lawrence. L’influenza della psicoanalisi sul “teatro dell’assurdo” è stata determinante e diventerà, per Pinter, Beckett e Ionesco, un’involontaria “fonte” d’ispirazione: le opere drammaturgiche di questi autori, senza la forza dirompente della lezione freudiana, non sarebbero forse nate. Attraverso la visionarietà e l’immaginazione non avremmo avuto il pensiero rivoluzionario dell’al di là del bene e del male di Friedrich Nietzsche. Indice testuale9 Premessa dell’editore Biografia dell'autoreCarlo Di Lieto vive e lavora a Napoli. Docente di Letteratura italiana presso l’Università degli Studi “Suor Orsola Benincasa” di Napoli. Assiduo collaboratore delle Riviste: “Ariel”, “Misure Critiche”, “Riscontri”, “Sìlarus”, “Vernice” e “Nuova Antologia”. È nella Redazione di “Gradiva”, di “Vernice” e de “Il Pensiero Poetante”. Ha al suo attivo pubblicazioni inerenti al rapporto Letteratura/Psicoanalisi e saggi critici, in chiave psicoanalitica, sulla produzione pirandelliana, su Carducci, Leopardi e Pascoli, sulla poesia tra Otto-Novecento e su quella contemporanea. L’influsso diretto della psicoanalisi sulla letteratura è notevole nella letteratura europea; l’indagine del presente volume costituisce un punto di partenza fondamentale per un’inchiesta ad ampio spettro sull’io diviso, attraverso l’esegesi psicoanalitica freudiana e la lezione di Ronald David Laing. La malattia mentale non è una malattia senza remissione, se è analizzata, attraverso la scrittura di alcuni autori, quali Pessoa, Lawrence, Schnitzler e la loro sotterranea sofferenza psicologica. L’alterità e la proliferazione dell’io, in personalità dalla forte dissociazione, non risparmiano autori come Pessoa e Carlo Michelstaedter. “Il male oscuro” di un io centrifugo e gli influssi di Saturno contagiano i personaggi di Camus e la visionarietà di E.A. Poe. Le alterazioni della personalità schizofrenica promuovono la scissione dell’io in Lewis Carrol, Carlo Emilio Gadda e Oscar Wilde. L’aspetto patologico non sostituisce la normalità, ma la integra, interattivamente, senza alcuna netta differenza tra la salute e la malattia. La psicologia e la psicopatologia non sono due universi in contrapposizione, per questi autori, ma aree contigue e non incompatibili. L’angolo prospettico, da cui guarda Carlo Di Lieto, mira ad una simbiotica osmosi tra la vita e le opere di questi autori; da questa specola esegetica, la vita e l’opera di ciascuno di essi sono strette saldamente insieme da un compromesso accettabile e sono significativamente interagenti e interconnesse. Il nucleo dinamico dell’inconscio agisce sulla scena onirica e le matrici del senso estetico sono ad un livello inconscio, come in Thomas Mann, Huysmans, Palazzeschi e in Lawrence. L’influenza della psicoanalisi sul “teatro dell’assurdo” è stata determinante e diventerà, per Pinter, Beckett e Ionesco, un’involontaria “fonte” d’ispirazione: le opere drammaturgiche di questi autori, senza la forza dirompente della lezione freudiana, non sarebbero forse nate. Attraverso la visionarietà e l’immaginazione non avremmo avuto il pensiero rivoluzionario dell’al di là del bene e del male di Friedrich Nietzsche. |
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