Resilienze
![]() |
€ 11,00
EUR
Spedito in 2 giorni
|
Descrizione Inserisci un commento |
Prefazione Ricorrono principalmente due punti fermi nella poesia di Barbara Panelli: il mondo della natura e la ricerca dello spirito profondo che ci anima alla vita. Sovente il dettato poetico assume le espressioni tipiche del sogno ovvero della visionarietà, come ritroviamo in Poesia n. 6, “Vedo il mare / nero e profondo / la vita molteplice immersa // enormi balene / e microscopiche alghe / iridescenti d’ossigeno e pesci /// e il cielo sopra / le stelle e i pianeti / tutto lo spazio in cui siamo”. La visione è un climax, cioè un crescendo continuo, dal microscopico delle alghe all’universo senza confini dello spazio infinito. Poche pagine dopo, in Acqua piana, ritroviamo ancora l’elemento acquoreo, di nuovo associato alle alghe, “voglio diventare della materia delle alghe / quelle lunghe e secche / ulimosa”. Quasi si rimane entusiasti dalla scelta dell’aggettivo “ulimosa”, cioè odorosa, in quanto è una perla lessicale, deriva da ulimire, per odorare, vocabolo fiorentino e dantesco, di etimologia latina, da aulire, in latino olere. Ha senso soffermarsi su questa scelta per mettere a fuoco l’importanza del lavoro sul linguaggio che Barbara Panelli conduce nella sua poesia. La Poetessa seleziona un linguaggio volutamente rigoroso di espressioni forti e immediate, ancorate al significato comune delle cose, the things, come hanno insegnato a fare magistralmente Ezra Pound e William Carlos William. Siamo di fronte a una poesia che risuona continuamente di immagini evocate dalla singola parola scelta con studio e con accuratezza, sempre attingendo a un linguaggio immediato, quasi sensitivo, comunque in grado di sviluppare una percezione sensuale, capace di creare nella mente del lettore la visione, magari anche fantastica, ma comunque l’emozione visiva, al punto che la corrente poetica a cui tale stile è avvicinabile – quella di Pound e William Carlos William – non a caso è stata definita imagismo, cioè creazione di immagini. La poetica di Barbara Panelli punta molto sulla creazione della visione immediata nella mente del lettore, cui lascia la libertà di ricostruire il contesto nel quale la sequenza va collocata. Si prenda anche la poesia Come acqua di sponda e si osservi come la Poetessa ricostruisce la ciclicità ripetitiva dell’onda sul bagnasciuga e la risacca, con il gioco delle anafore, la ripetizione dell’incipit, e la scelta felicissima di pochi ma decisivi elementi di definizione, “ferma”, “lambire”, “ghiaia”, “steli”: l’immagine si è subito impressa nella mente del lettore, anche se viene sfocato il contesto narrativo e descrittivo di cui l’immagine fa parte. Si veda la perfezione stilistica della poesia Sono stata nel tuo giardino, volutamente scelta a caso tra le tante che si potrebbero citare dotate di simile accuratezza definitoria: siamo di fronte a un chiasmo di immagini che si incrociano, tutte ispirate alla natura, dallo “scompiglio di foglie” al “pettirosso” è un accavallarsi di racconti incrociati e solo accennati, come una titolazione, un’ouverture di ciò che avrebbe potuto essere il racconto e che lo si lascia nella mente del lettore. Sandro Gros-Pietro |
Prima di essere pubblicato, dovrà essere approvato dalla redazione.