Cinquantenario
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PREFAZIONE L’intonazione delle ventuno poesie che compongono Cinquantenario di Antonio Ruggeri è quella della ricapitolazione meditativa ed evocativa del percorso compiuto. Inoltre, c’è la riflessione sulle tante possibili alternative che sono state scartate o che si sono rese impossibili ovvero che hanno rappresentato il destino di altre persone. Dalla riconsiderazione del passato, come avviene nelle migliori e più serene menti umane, si ricava come morale un invito alla semplicità e all’essenzialità, per prefigurare un mondo nuovo in cui tutti gli uomini sappiano trarre maggiore beneficio dai valori profondi della vita. Gli esempi sono tratti nell’epica quotidiana e domestica che fa da orizzonte e da scenario della vita dell’autore. Leggiamo in La felicità dei poveri, dedicata al ripescaggio remoto nella memoria dell’autore originario di Messina, che A gennaio il freddo / anche laggiù punge / e trionfa il braciere / […] / c’è fame, ma per pane ed arance / non occorre tavola imbandita / […] / I piccoli annoiati piangono / ed allora pane ed arance, / la felicità dei poveri. Forse, nell’espressione ci potrebbe anche essere una punta di compassionevole misericordia verso chi è costretto a essere felice quasi di nulla, solo con pane ed arance, ma in realtà c’è ben di più: c’è l’ammirazione contemplativa dell’uomo saggio, che comprende come la felicità nasca principalmente dall’affrancamento dei bisogni inutili ovvero dal superamento delle chimere di vanità e di gloria mondana. Ne abbiamo la controprova nella poesia eponima Cinquantenario, dedicata alla memoria della “mamma”, che nel gergo dei militari è l’Accademia di Modena, una scuola di eccellenza militare, che è molto esigente verso i propri “figli”, cioè gli allievi che saranno gli ufficiali di domani. Il poeta Antonio Ruggeri, che è stato ufficiale dell’esercito italiano, ricorda, tra la commozione e l’ironia, il piglio educativo dell’Accademia, sempre improntato ad ottenere il massimo e sviluppare la tensione della competizione nei suoi “figli”: Superba e pretenziosa, / ad un fisico così così / chiedevi prestazioni di sfida. // Da una mente piccola piccola / pretese di memorie allargate, / improbabili intuizioni. Bisogna confrontare questi versi con quelli, invece, dedicati a rievocare la figura della nonna, la quale Preferiva vivere nel suo mondo, / un letto, due comodini, un canterano / dove infilava spesso la testa / per rovistare tutti i suoi averi. // Anche per i suoi pasti-spuntino / infilava la testa nel canterano; / veniva fuori ridente e soddisfatta / masticando l’ultimo boccone. Nei due esempi di etica comportamentale, che vengono richiamati alla memoria del poeta, si manifestano temperamenti quasi opposti: quello dell’Accademia appare attratto dalla competizione e dall’impegno al successo, in quella della nonna, figura casalinga, trionfa invece la propensione per la semplicità, la bontà, il riserbo, l’accettazione delle cose del mondo, fin con un’inclinazione all’arrendevolezza. Sandro Gros-Pietro |
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