Epifania del cielo e della terra
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Premessa dell’editore La costanza con cui Antonio Marcello Villucci si è dedicato alla Poesia è uguagliabile a una professione di fede, che mai si rinnega. Villucci è un letterato, precisamente un umanista, che ha tratto dallo studio autentiche possibilità di gioia e di vita onorata. Viene a mente il celebre aforisma di Jorge Luis Borges, Il libro è una delle possibilità di felicità che abbiamo noi uomini. Immerso nei libri, Villucci si è procurato e tuttora si procura la vita felice. La letteratura, la storia, la filosofia, la religione, l’arte, l’architettura sono state fin dalla gioventù le fonti originarie della sua conoscenza mondana. Con esse, egli si è impadronito del patrimonio di azione e di pensiero sviluppato dall’uomo nella temperie dei secoli. Come confessa Ovidio dal suo esilio di Tomi, egli vive continuamente in cerca di notizie, perché non si è mai stanchi di acquisire più documentazione dei fatti e delle idee. Se la generalità dei libri ha rappresentato il suo laboratorio della grazia – usiamo il termine al singolare per irradiarlo di una pregnanza cristiana, a differenza del plurale foscoliano, che è splendente di glorie pagane – la poesia è stata ed è il suo hortus conclusus, il suo eden in terra, coltivato con erbe miracolose e profumate. Le passeggiate metaforiche nel giardino di parole della Poesia, alla ricerca del significato profondo della giornata appena trascorsa e in attesa di quella prossima, rappresentano nella vita del Poeta il dialogo galileiano sovra i massimi sistemi: la sua rivoluzione personale sul metodo di intendere le cose del mondo, la sistemazione definitiva della verità e della giustizia. Sandro Gros-Pietro |
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