La stirpe delle seggiole
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Premio I Murazzi per l’inedito 2015 (Dignità di stampa)
È celebre l’affermazione del gesuita Tommaso Ceva, poeta arcadico e valente matematico del Seicento, per il quale la poesia è un sogno fatto in presenza della ragione. Siamo abituati a pensare alla poesia come a un ragionamento analogico, cioè costruito per voli pindarici di associazioni mentali espresse per metafore, simboli, traslati e allegorie, sovente con il ricorso alla favola, se non addirittura all’orfismo, al surrealismo, più in generale alla fantasticheria che deforma la realtà, la dilata, la contraddice, la sovverte nei modi più incredibili: Angelo Tronca direbbe che ne fa “un tartarugo a zampette in aria”. Già il tartarugo, di per sé, è un animale che-non-c’è, ossia si tratta di un sovvertito, che, come dice il Poeta, se ne sta a zampette in aria, come lo sarebbero il gallino, il tigro, la pescecagna o il giraffo. In realtà, questi animali, che non hanno assolutamente una cittadinanza zoologica, hanno invece un pieno e valido diritto alla cittadinanza poetica: esistono in poesia, se interviene un poeta ad ingaggiarli in una parte scritta per loro. Così la poesia diviene dilatazione del mondo reale, perché affianca alla tartaruga anche il tartarugo, che non è il consorte deputato della prima (il quale si chiamerebbe tartaruga maschio), ma è invece il suo paredro poetico, cioè un animale che dilata il “mondo e il modo” di essere della tartaruga. La poesia di Angelo Tronca esprime questa possibilità di arricchimento: la dilatazione del mondo reale. Lo dilata in modo superlativo e magistrale. E alla fine della fiera, ci si ritrova poi sempre, dantescamente, ad ammirare le stelle, come accade alla formica Alfonso, la quale dopo interi evi di interminabile prigionia, salirà sull’ultima foglia dell’albero, e quando tutte le altre formiche, rimaste prigioniere dei loro canoni comportamentali, saranno ormai decedute, avvolte nelle barbe bianche come improbabili bachi da seta: Alfonso ammirerà le stelle, perché, dice il Poeta, “si ritrovò per forza ad odorar le stelle”. Non c’è altro da fare, per chi riceve in dono la stupenda avventura di essere in vita, che “odorar le stelle”, parola di poeta. Dove “odorar” in luogo di “adorar” è una garbata riduzione in satira dell’estasi divina di Dante: si annusi, dunque, il profumo della divinità, assunta in cielo! Sandro Gros-Pietro
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La poesia di Angelo Tronca
Bar Genesi, il 24.03.2016alle ore 18.30, Via Verdi angolo via Sant'Ottavio - davanti alle Facoltà Umanistiche, Torino
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