Accordi

PREFAZIONE

In questa nuova raccolta di Adriana Mondo, il cui titolo Accordi ci porta su spazi di armonie materiali e, soprattutto, spirituali, amalgamati dall’onda lunga della musica, la poesia si snoda lungo una fuga di paesaggi che allo sguardo del lettore acquistano sempre più una configurazione umana. La corda malinconica delle note, che nel ritmo lento si sostanzia, lega parola a parola fa­cendone una rete densa di richiami che dai profondi strati dell’essere emergono facendo brillare tante piccole calie, pagliuzze d’oro del cuore e della mente, disseminate lungo la sua via.
Il poeta raccoglie nel suo sguardo incantato il brulicare dei numerosi fenomeni che la Natura continuamente crea e distribuisce sotto forma di suoni, di luce, di forme, di mutevoli stati dell’esserci. Il pensiero poetante s’insinua nella traiettoria dello sguardo, solleva, per un attimo, la polvere del sogno, scopre la sostanzialità dell’oggetto, per poi deporlo nello scrigno del tem­po che si fa memoria, non fissata e immobile, ma proiettata nella speranza ritmata da onde luminose e dalle armoniose note di voce, che in parole ricche di energia semantica, racconta il metamorfico gioco della vita.
Nitido esempio di questo mio ragionare sulla poesia della Mondo è il testo L’allodola: “S’alza l’allodola / oltre il vento / dei pensieri condivisi, / delle memorie comuni, / quando tutto si è fermato / là nella discesa del tempo. / Ci ritroveremo anche per un solo giorno, / per correre incontro al sole, / felici a camminare a piedi nu­di / verso prati vastissimi ed infiniti, / per cantare ancora la nostra vita”. Chiara conferma di una speranza in un futuro di luce e di infinite distanze, percezione anche di solitudini e silenzi che si aprono alla gioia di un giorno avamposto di altri orizzonti.
In La distanza il segno scritturale sale da oasi di silenzio, scava nei solchi di un pensiero critico che spoglia la realtà dalle fitte nebbie del dubbio e si affida alla speranza che “tutto ci conduce a qualcosa / di nuovo lungo confini dove / vi sarà vita accecante come sole, / per il nostro futuro cammino.” A cui fa eco Gioia ascetica: “Questa passeggiata nel bosco / è gioia quasi ascetica. // Il vapore dei pensieri / si fa strada come vomere / di luce in solco, / ed una distillata dolcezza / mi scende nell’animo”.
Adriana Mondo, con un canto chiaro e disteso, ci parla del reale per poi trasformarlo in uno specchio che riflette la luce abbagliante di una verità oltre il vero, un fuoco vivo che scalda e non brucia, la fiamma d’Amore che cresce e mai muore, la nota musicale che apre le cateratte dello spirito per farlo defluire, senza schianto, nel canto universale.
Nella composizione La rosa, specchio fragile e profumato della bellezza e della speranza, il poeta si lascia andare e declama una preghiera: “Lascia che gli steli della rosa / si pieghino al vento, / lascia profumare la vita / non distruggere l’anima dell’amore. / Nella nota misteriosa di una stella. / Fai risentire il canto del creato / che ci farà eterni”. Non so dire quale eco della poesia al femminile nazionale e internazionale riecheggia nei versi di Adriana Mondo, certo si avverte l’humus di vaste e profonde letture, si sente nello spessore della parola la viva sostanza di una poetica moderna dove vi­bra la corda sonora della poesia novecentesca dal ver­so li­bero e agile che meglio esprime l’inquietudine del pen­siero nell’uomo di oggi posto di fronte ai problemi esistenziali sempre in bilico fra due sponde: vi­scerale e ideale, reale e spirituale, transitorio ed eterno. Paradigma di tutta la raccolta è, a mio parere, il breve testo L’angolo dove nella notte, metafora di mi­stero, rapido scorre il tempo e la vita trova rifugio nella consolante mano d’amore, nel segno di un volto accarezzato, nel suono di un nome pronunciato per rompere il cerchio delle tenebre e squarciare gli orizzonti che partoriscono l’alba.
Per concludere questo breve e incompleto intervento sulla scrittura poetica di Adriana Mondo penso si possa affermare che la Natura, nel suo complesso, venga trasformata in una scala di riflessioni che, tramite concetti speculativi, di gradino in gradino porta alle soglie dello spirituale e introduce al divino: “Sale il canto di perenne umanità, / per il paradiso di noi / infelici viventi all’ombra Tua, / o mio Signore pregni / della celeste abbondanza.” (L’abbondanza).

Giovanni Chiellino