Nostos
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Prefazione La poesia di Adelfo Maurizio Forni ci rappresenta un personaggio errante, per il mondo e per le esperienze della vita, che evoca in noi la canzone di Georges Moustaki, Lo straniero. Innanzitutto, è un inno rivolto alla generosità di partecipazione e di coinvolgimento con cui la vita deve essere vissuta: accettare ogni esperienza nuova, con curiosità e buona lena. Metaforicamente, Moustaki dice di avere “una bocca che si disseterà ad ogni fonte”, cioè ci invita a essere aperti verso le novità. Il compimento del settantesimo genetliaco di Adelfo Forni è il resoconto poetico delle sue aperture a ciò che la vita gli ha offerto. Al primo posto c’è il filo rosso dell’amore verso la donna che gli è stata compagna tutta la vita e con cui ha cresciuto il figlio. Nella sua mente di “poeta errante”, la sua donna non è stata una Penelope abbandonata per vent’anni di attesa, e lui stesso non è stato un Ulisse ipnotizzato dalla frenesia di sperimentare “virtute e canoscenza”, nonché gli ozi erotici tra le braccia di altre donne come Calipso, Nausicaa e Circe. Al contrario, Forni possiede un unico amore, che è Cristiana, a cui è dedicato il libro, insieme al figlio e alla nipote. Il nume poetico e tutelare di Forni, sotto il profilo erotico, non è dunque Omero che fa trastullare Ulisse con più amori diversi, ma piuttosto è Dante, che celebra l’amore come espressione unica di un solo legame, elevato a saggezza e a strumento di comprensione del mondo. Cristiana è sempre presente nei versi di Adelfo. La donna recita alla perfezione i due principali compiti che le sono stati assegnati dal Creatore fin dai tempi biblici del paradiso terrestre: essere l’unica amante incantatrice ed essere l’unica generatrice della discendenza del suo uomo. La donna sa proporsi come inizio, come continuità e come conclusione dell’amore. Anche sotto questo profilo, forse in modo inconsapevole, Forni evoca Moustaki, perché il cantante conclude la sua canzone dicendo che lo Straniero prende, alla fine, un’ultima “nave abbandonata” con cui giunge fino dalla sua donna e conclude che con lei “Il nostro amore durerà / per una breve eternità / finché la morte non verrà”. L’amore, dunque, è il sigillo conclusivo della vita, che cede le sue carte solo alla morte: anche a settanta anni Adelfo canta il suo amore per Cristiana, con la stessa trepidazione affettiva con la quale il canto era iniziato all’origine del mondo. Sandro Gros-Pietro |
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