Commento di Maria Rita Parsi
![]() Il mio bambino
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autori: | Menotti Lerro |
formato: | Libro |
prezzo: | |
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“Poeti / con mani sporche dalle notti svilite sotto ai lumi / resistete”.
Menotti Lerro, oramai giunto alla sua maturazione poetica col libro Il mio bambino (Genesi Editrice), rinnova il miracolo della Musa Erato e nei suoi versi conferma la profonda verità che dà il giusto ruolo alla poesia, ossigeno della nostra esistenza: come scrive il critico Francesco D’Episcopo, “(essa) aiuta la vita a viversi”.
Sin da giovanissimo – appena qualche anno fa – Menotti, salernitano, è apparso come illuminato dal soffio divino che fa risuonare le parole nell’anima, per trasferirle sulla carta, nella memoria di un pc. Infatti, scrive: “Stanotte non ho voglia di dormire. / Voglio restare qui fino al mattino / a scrivere poesie. / Il cuore annega meno lentamente / quando la penna versa le sue lacrime / e la carta asciuga il dolore.”
Annota Roberto Carifi negli scritti che aprono il volume: “(Nella poesia di Menotti) c’è una spiritualità dove riesce a sublimare questa terra dominata dal male e dalla morte, anche se il male e la morte hanno partita vinta.”
E la morte – non vista in funzione antagonistica, ma naturalistica – ha un ruolo catartico nei versi di Menotti (poesia triste e sublime – afferma ancora Carifi) e che sviluppa un ponte di eternità, con il preciso riferimento di Lerro al proprio padre, che, secondo l’approccio misterico del cristianesimo, mutuato “misteriosamente” da Incas e miti ellenici, è “figlio del proprio figlio” (il commento è di Sandro Gros-Pietro).
Leggere Menotti Lerro ha un effetto vivificante e salvifico. Dimostra, infatti, che abbiamo bisogno della poesia per far respirare la nostra anima, altrimenti soffocata dai detriti di una quotidianità materialista e appiattente.
A cui “resistere, resistere, resistere”.
Maria Rita Parsi
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