Commento di Roxi Scursatone
![]() Nostalgia di Dio madre nel “pensiero poetante” di Veniero Scarselli
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autori: | Daniela Monreale |
formato: | Ebook |
prezzo: |
Gratis
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La lettura del libro di Daniela Monreale, Nostalgia di Dio Madre nel pensiero poetante di Veniero Scarselli, introduce e approfondisce un tema per molti versi interessante sia dal punto di vista sociale, sia da quello teologico e antropologico del Dio Madre. Tema che fin dagli anni Settanta ricorreva nelle teorie delle femministe radicali americane, teologhe, sociologhe e studiose delle tendenze religiose. Un Dio biblico cristiano in una società gerarchica dove i maschi governano come rappresentanti supremi e la natura è sottoposta al dominio della ragione, il mondo praticamente sino a Freud e oltre era inteso come “cosa” e oggetto d’uso (compresa la donna che si aliena da sola come oggetto di bellezza tuttora e tutto il resto che per brevità non aggiungo).
Mi è piaciuto l’Ibsen, citato da Sandro Gros Pietro a proposito del poeta. Ma Ibsen non è solo l’autore che capta la solitudine esistenziale dell’uomo, è anche e soprattutto l’autore di Peer Gynt l’esempio estremo del disperato involversi maschile, marginalmente legato alla propria comunità, che non ha più altra sfera affettiva se non quella femminile: tornare alla matrice dell’amore, la sua Solvey, la sua donna, amante, sorella, madre e dea nel cui grembo vuole ripararsi, salvarsi, tornare bambino. Un’opera eccellente che è piaciuta poco per il contenuto aspro e drammaticamente sospetto e l’epilogo straziante da cui però la poesia emerge.
Questo ci riporta al nostro iniziale vero problema: non è la sessualità divina che ci tormenta, non il dubbio se sia maschio o femmina, ma la condizione umana con tutti i suoi elementi reali che ci tormenta e ci permette di ignorare competizioni puramente astratte e linguistiche.
Dio e Dea esistevano già nel linguaggio occidentale antico,ed erano per nulla contrapposti, anzi la Grande Madre continua ad essere la Terra nutrice, il mito dunque tocca nel profondo il parallelo divino. Con il cristianesimo e con la razionalità patriarcale diventa subordinata a Dio, La Madre di Dio, ma come simbolo è meno forte, deprivata, scialba, rispetto alla sua preesistente figura millenaria.
Tornata in auge ora come Dio Padre Madre in un messaggio più laico e in un contenuto cosmico più ampio dove si può giungere anche a un Dio Negro, che comunque non muta la gerarchia, si è però operato in termini di ermafroditismo allo scopo di arrivare ad una vera liberazione sessuale anche della divinità. Liberazione necessaria perché se prevale la linea matriarcale, non sarebbe questa stessa esente da gerarchie pur sempre operanti in una società civile organizzata.
Liberazione che torna utile a Veniero Scarselli poeta nella sua opera mistico razionale esistenziale poiché è alla “poppa di Dio” cui egli tende e all’interno “del grembo suo”e attraverso il cordone ombelicale vuol introdursi per penetrare dentro al corpo divino. Corpo desiderato e trasformato in Tana-Eden. Paradiso prenatale. Il crdone ombelicale usato come corda o tubo per arrampicarsi dalla buia nascita al Dio del Paradiso: da seme d’uomo gettato nell’esistenzialismo a frutto maturo barocco appeso alla volta celeste.
Un pensiero raziocinante scaricato nella liberazione dalle disquisizioni teologiche in un simbolismo sessuale che in tempi meno provati di dibattiti contradditori come il nostro, avrebbero garantito all’autore la discesa agli inferi/Visceri tipicamente maschile per accedere all’eroica salita/orgasmo Infatti vuole possedere attraverso una sessualità sia pure simbolica Dio, e se non fosse freddamente raziocinante nella sua scalata orgiastica si potrebbe ben sperare in una follia mistico erotica.
Ma dall’aspirazione del possesso carnale e metafisico all’ingoiarsi il Dio stesso – cosa del resto simbolicamente celebrata nel rituale cristiano della messa – ancora una volta contorce e sminuisce il Dio Madre che ci vorrebbe cresciuti ai patimenti, evoluti ai dolori, nutriti alla gioia e involuti alla tristezza dell’inevitabile destino umano. Ovvero la circolarità dalla nascita alla morte rimasta là tal e quale individualmente da affrontare.
Roxi Scursatone
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