Nino Pinto

Nino Pinto, nato a Lecce e vissuto a Prato, è morto nella sua città natale il 6 aprile 2016. Dopo un breve periodo di insegnamento in un liceo classico, collabora al Trésor de la langue française a Nancy per la sezione etimologica e precisamente si occupa degli italianismi in francese. Successivamente, a Firenze lavora all’Opera del Vocabolario italiano.
Nel 1999 pubblica il volume di poesia Fiori di cera, seguito nel 2000 da Terrecotte, nel 2002 da Tavolette di argilla e La rappresentazione e altro, nel 2003 da Composizioni, nel 2004 da Libro di poesie, nel 2005 da Alghe, nel 2008 da Il suonatore di ghironda; nel 2009 da La porta invisibile; nel 2010 da Poesie morali; nel 2011 da L’assenza; nel 2012 da Breviario; nel 2013 da Prime poesie e Controcanto; nel 2014 da Ultimo atto e nel 2015 da Un po' per celia. Inoltre nel 2005 è uscito Il Libretto. Tutti i libri sono stati editati presso la Genesi Editrice. Ha collaborato alle riviste di letteratura ed in particolare a Vernice.
Di Nino Pinto Elio Andriuoli dice: “Emerge da queste raccolte la figura di un poeta dalla netta personalità, capace di rapide sintesi, ma anche di più ampie aperture al canto; dotato di una solida tecnica espressiva, che gli consente di raggiungere esiti di notevole effetto e dotato anche di una propria visione del mondo, fra tragica e serena, che gli permette di toccare risultati di sicura originalità, come avviene specialmente in certe poesie nelle quali memoria e tempo presente si fondono in versi veloci e compiutamente conclusi.”; e Sandro Gros-Pietro: “La poesia di Nino Pinto è tesa a ricostruire le vicende della ricerca ingaggiata dal poeta nei confronti della bellezza e, più in generale, delle fonti di ispirazione della scrittura, le emozioni e le illuminazioni di immensità, d’amore, di felicità, di nostalgia, di stordimento, di caduta, di morte e di abisso: c’è un repertorio che campisce l’esaustivo orizzonte a cui traguarda la visione della poesia, il sogno di un’amorosa vita di luce che, nel logorio del tempo, spesso si rivela un traguardo inaffidabile o menzognero, e che sovente ha una ricaduta di amarezza e di sconforto sugli eventi della quotidianità e più in generale sui precari equilibri che sorreggono le cose del mondo reale. Sembra, allora, che il poeta sia un Ulisse consapevole del letale rischio incantatore che corre colui che si lascia ipnotizzare dal dolcissimo canto delle sirene. Tuttavia, proprio come fece Odisseo, il poeta non può rinunciare ad udirne l’incomparabile melodia e, pertanto, per riuscire a resistere, si legherà alla dura e concreta realtà dell’albero maestro della nave che, fuori di metafora, rappresenta l’asse vitale dello spirito, la suprema capacità di discernimento del bene e del male, il luogo misterioso ove si placano gli esacerbati interrogativi della vita, la suprema sapienza che può mettere ordine nel caos e che può dare significato al mistero. C’è, dunque, una sponda di divinità a vantaggio del poeta, su cui egli può contare come su un sicuro approdo nell’evenienza della catastrofe, quando la bella Alcina rimuove dal volto la maschera e rivela la sua orrenda bruttezza di vecchia strega incartapecorita.”
Titoli dell'autore
Controcanto
Nino Pinto
formato:
![]() 2013 – Prefazione di Sandro Gros-Pietro, postfazione di Chiara Terrone e bandella di Luca V. Calcagno
€ 18,00
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