Fabrizio Veglio

Fabrizio Veglio nasce a Torino nel 1957 da babbo operaio e mamma casalinga con antenati vignaioli dediti alla ristorazione. Pur intraprendendo studi scientifici che lo condurranno ad un tranquillo lavoro impiegatizio, rivela fin dai primi anni delle scuole superiori una spiccata fantasia scribacchina che lo porta a comporre brevi poemetti a tema scolastico di matrice goliardica nonché poesie in rima lette soltanto al malcapitato compagno di banco. Nel tempo libero gioca a bocce e prende appunti sulla materia. Finché nel 1980 avviene la prima svolta editoriale. Spinti dalla passione dell’allora Presidente, l’editore Felice Berrino, i soci della bocciofila U.G.A (Unione Giocatori Amici) decidono di dar vita al periodico quadrimestrale A bogia che pian piano cresce di interesse fino a diventare, negli otto anni di vita, espressione indipendente di prestigio dell’intero movimento. L’impegno di Fabrizio Veglio nel giornale è totale. L’incarico di Direttore Responsabile gli permette di affrontare tematiche di coordinamento e di apprendere i primi rudimenti tipografici al cospetto di menabò, interlinea e cianografiche. Dall’85 all’87 collabora con il Comitato di Torino in veste di addetto stampa. Scrive per la rivista federale Sportbocce, per il periodico triveneto Boccesport e per NizzAmici. Nel 1990, oltre a sposare l’amata Patrizia, inizia la stesura de Il boccista Narratore. Il libro, che rielabora con fantasia e tenero umorismo il caro gioco delle bocce, vedrà la luce nel 1993 dal felice connubio tra la Berrino Printer e i Lions Club Torino La Mole e Saluzzo Savigliano che, attratti dall’insolito argomento, ne fanno coraggioso strumento di raccolta fondi per la lotta alla cecità nel centro Africa. Poi, fino ad oggi, silenzio. Nel 2002 nascono le gemelle Anna e Francesca. Ad esse Veglio un po’ alla volta racconta episodi del suo passato. Ondate di ricordi si materializzano davanti a lui; trasferirli su carta è un tutt’uno. Ma Fabrizio Veglio non è uno scrittore: ci vorranno almeno cinque anni per trasformare quegli appunti disordinati in un testo con capo e coda. Nasce così Volevo essere Robin.