Anna Ventura
Anna Ventura è nata a Roma, da genitori abruzzesi. Laureata in lettere classiche a Firenze, ha insegnato negli istituti superiori e nei licei.
Pubblicista, collabora a riviste di cultura nazionali e straniere.
Ha ottenuto il Premio della Cultura della Presidenza del Consiglio dei Ministri (1983); ha vinto il Premio Speciale Tagliacozzo (1984) per la critica. Per la poesia ha ottenuto il Premio Tagliacozzo(1988), il Premio Chianti (1989), il Premio speciale della Giuria del Lerici/Pea (1995), il Premio UTET(1997), l’Esuvia (2000); il Fiore (2005); il Cesare De Lollis (2005).
Per la narrativa ha avuto il Premio Giusti/Monsummano (1992), il Parise (1994) e il Michetti D’Annunzio (2001). Premio Histonium per la cultura (1997).
Ha tradotto Ilario di Poitiers per il volume Poeti latini tradotti da scrittori italiani (Bompiani, 1993).
Suoi testi sono stati tradotti in inglese, tedesco, francese, spagnolo, rumeno.
Pubblicazioni: Studi recenti su Rutilio Namaziano, Firenze, 1970; La strada ebrea, racconti, Lanciano 1975; La multiforme unità di Pasolini, Lanciano 1977; Brillanti di bottiglia, poesie, idem 1978; Il sole e le carte, antologia di poesia abruzzese contemporanea in lingua, L’Aquila 1981; La diligenza dei santi, poesie, Foggia 1983; Venti passi nel sentiero, racconti, L’Aquila 1983; Cinque saggi di abruzzesistica, Foggia 1984; Aria sulla quarta corda, poesie, Forlì 1985; Il calendario olandese, racconti, Chieti 1986; Ex libris del primo Novecento, Pescara 1987; Le spighe incrociate, poesie, Roma 1987; Le case di terra, poesie, Forlì 1989; I sogni della ragione, racconti, Bologna 1990; Lo specchio vuoto, racconti, Chieti 1992; Il mestiere appassionato, critica letteraria, Pescara 1993; Limite di un pomeriggio d’inverno, racconti, Chieti 1995; Canzoni come grano, antologia di poeti abruzzesi, L’Aquila 1995; In Chartis, Foggia 1996; Foglietti cinesi, Roma 1997; Lares, due romanzi, Foggia 1998;La settimana di Anil, L’Aquila 2003; La nobiiltà dei mercanti; Foggia 2006.
Profilo critico: “In una forma lontana da tentazioni di stile alto, pacatamente narrativa e distesa, immune da oscurità aforistiche, la poesia di Anna Ventura trae alimento da una sospensione reale in cui inizialmente pareva immersa, alla ricerca di anfratti, punti di fuga, anelli deboli della catena delle cose. Affacciato a quei varchi lo sguardo, si è ammessi al sogno che ricostituisce l’intero ordine del mondo, in una dilatazione del tempo che spoglia i gesti quotidiani della loro umile fenomenicità risarcendoli di valenze simboliche, ricche di suggestioni fiabesche. Queste avventure dell’animo che salpa da un mondo crepuscolare, visitato da madri che ricevono cartoline da figli militari, valige di viaggi che mai si compiranno, cure di focolari domestici in sperduti paesi di montagna, consentono al lettore di imbarcarsi in uno dei più classici viaggi della poesia: quell’epicità del quotidiano che rinnova una delle sue più antiche funzioni anche in questo estremo scorcio del Novecento, il secolo che era iniziato con l’adesione antidannunziana di Gozzano ad un mondo umbratile e minore.” (Giuria del Premio Lerici/Pea 1995)